Una vita per la chiesa. Una vita per la gioventù. Una vita per il quartiere

Breve biografia di A.Losi tratta dal fascicolo del centenario della nascita di don Eugenio

Chiesa del Sacro Volto Milano
Una vita per la chiesa

Don Eugenio, prete di schietta formazione ambrosiana, ha un altissimo concetto del Sacerdozioe, coerente con la sua vocazione, lo vive e testimonia degnamente sotto ogni aspetto durante tutto il suo ministero dedicato alla Fede e alla Chiesa. Convinto sostenitore del principio che "il migliore insegnamento sia l'esempio" è severo con se stesso ancor più che con gli altri, e lo si riconosce prete in tutto, a partire dal comportamento, dal linguaggio e... dal modo di vestire. Nato povero, vive sobriamente concedendo a se stesso solamente l'essenziale. I mezzi che gli arrivano attraverso la Provvidenza nemmeno sfiorano le sue tasche; tutto è destinato al Patronato per il suo sviluppo, le attività e le opere di Carità. Avverso al culto della personalità, per quanto realizzato al Patronato non rivendica nulla per sé stesso e ne rende merito ai Benefattori: "...ho incontrato difficoltà, superato situazioni difficilissime; ma mentre io ero la comparsa, voi siete sempre stati i veri artefici, anche se nascosti, di ogni conquista...". Attivissimo "prete di trincea" (il suo motto "sempre sulla breccia") non aspira alla camera e ad eventuali agi; proposte di prestigiosi incarichi li declina garbatamente: non ama mettersi in vetrina. Questo suo modo di essere prete si rivela anche attraverso quanto scrive alla vigilia dell'Ordinazione Sacerdotale ad un allievo dell'Oratorio: "...preparati ad uscire coll'intenzione di lavorare nel silenzio e nel nascondimento: il vero bene non fa baccano...chiedi al Signore di rimanere povero, di non fare carriera e, se mai, perfino di rimetterci di salute, che userai come ultimo sacrificio da offrire al Signore in contraccambio del privilegio della tua vocazione...". Prete e uomo di Carità, prestata con gelosa riservatezza, è sempre e per tutti disponibile al consiglio, al conforto e all'aiuto; la sua Carità lo spinge fino a rischiare la vita al fine di nascondere e salvare alcuni bambini ebrei dalle feroci persecuzioni razziali. Tra le diverse opere di Carità, don Eugenio riserva una spiccata solidarietà nei confronti delle Missioni e in modo particolare ai Missionari legati affettivamente al patronato (suoi compagni di corso ed ex allievi del Patronato). Prete e uomo di Misericordia, benché arrestato (rischiando la deportazione nei Lager) nel novembre 1944 dalle brigate fasciste della Muti per la protezione prestata a perseguitati politici, nei giorni dell'insurrezione, a difesa, della vita e contrario alla violenza, non si risparmia per intercedere a favore di persone in pericolo di vita (perché fino a pochi giorni prima militanti nel dittatoriale regime repubblicano fascista) affinchè sia loro risparmiata una giustizia sommaria ma sia invece garantito loro un giusto processo non viziato da vendette personali. Abile confessore e direttore spirituale, il penitente non lo incontra come un giudice; nella sua parola, nei consigli e raccomandazioni, pure prive di ogni condiscendenza, si manifesta sempre bontà, comprensione e perdono che fanno capire quanto sia grande la Misericordia di Dio. Prete di profonda Fede, ritiene l'Eucarestia domenicale un cardine della vita cristiana e ne sostiene la regolare e devota partecipazione nel corso della quale, con la forza persuasiva della sua parola, trasmette gl'insegnamenti del Vangelo e della Chiesa. Ritiene inoltre che guida e sostegno quotidiano di ogni cristiano sia la preghiera: da non recitare però come un saggio di memoria ma come vera espressione di fede e di ulteriore devozione; e ancor più che insegnare le preghiere si preoccupa quindi di trasmettere il modo di pregare. Con il suo insegnamento, senza mai imporre la preghiera a nessuno, è riuscito a far pregare intere generazioni anche attraverso, e con la stessa devozione, la musica e il canto. Fin dagli anni '30 per la conduzione dell'oratorio, che dirige personalmente, don Eugenio si avvale della collaborazione di una schiera di laici, i Cooperatori, che si assumono oneri e responsabilità di attuare in stretto collegamento con il Sacerdote i programmi annuali stabiliti e assicurare i numerosi e impegnativi servizi che la conduzione dell'oratorio richiede. In gran parte provenienti dall'oratorio i Cooperatori sono selezionati, tra chi possiede le doti necessario, e quindi istruiti e formati da don Eugenio al fine di rendersi a loro volta ragazzi. Specialmente per un prete di oratorio è sicuramente motivo di soddisfazione, nonché grande servizio reso alla Chiesa, suscitare vocazioni e vedere ordinato Sacerdote o Religioso un giovane educato alla Fede nel corso del proprio apostolato. Più volte don Eugenio asserisce: "...Padre Eterno potrà sicuramente incolparmi di non avere capita o contrastata la vocazione di un giovane, ma non potrà rimproverarmi di avere spinto al Sacerdozio ragazzi senza una vera e convinta vocazione". Nei quarantanove anni di apostolato al Patronato, don Eugenio vede ben dodici giovani dell'oratorio e del Pensionato, privilegiati da vera vocazione, ricevere il Sacramento dell'Ordine; ed anche per questo si può ben affermare che nella vigna del Signore ha ben lavorato e che per il bene della Chiesa ha veramente dedicato la vita. Bene ha scritto S.E. il Card. Martini: "Quando uomini così grandi ci passano accanto non possiamo più vivere come se ciò non fosse accaduto: essi sono un dono e un richiamo all'imitazione e al dono di noi stessi per il bene dei fratelli".

don Eugenio Bussa con i suoi ragazzi
Una vita per la gioventù

Quando Eugenio, bambino di dodici anni, riceve la vestizione nella cappella dell'oratorio patronato Sant'Antonio, non è certamente sfiorato dal presentimento di dover testimoniare il suo apostolato proprio nel suo Oratorio. L'immaginetta che ricorda l'evento, che riporta la figura di Gesù circondato dai bambini con la scritta "Sinite parvulos...venire ad me", si rivelerà segno premonitore: nell'ottobre 1928, a cinque mesi dall'Ordinazione, don Eugenio è destinato, dal Card. Tosi, a svolgere il suo ministero al Patronato, nel quale trascorrerà quarantanove anni di sacerdozio essenzialmente e preminentemente vissuto con l'oneroso compito e la grande responsabilità di provvedere all'educazione e formazione cristiana dei ragazzi e giovani del quartiere, alla gestione del Pensionato e all'assistenza spirituale dei giovani lavoratori ospitati. Conscio del suo ruolo, concepisce il suo ministero come un servizio totale e ben presto si manifesta valido educatore nonché dinamico promotore e realizzatore di ogni attività oratoriana di svago e divertimento. Instancabile nel far crescere l'oratorio, che concepisce come grande famiglia e seconda casa per ragazzi, giovani e collaboratori, sempre disponibile per le necessità di ognuno, premuroso e buono, ma al tempo stesso severo e intransigente, rapidamente afferma il suo carisma di sacerdote e di educatore che lo rende sicuro punto di riferimento per tutti: grandi e piccoli. Buon servo del Signore, dall’animo di don Eugenio trapela il suo grande amore per la gioventù. Mette la ricchezza dei doni che Dio gli ha elargito a totale disposizione dei "suoi ragazzi": le capacità e qualità, e tutto ciò che le sue energie possono generare sono per loro! La spiritualità di don Eugenio, imperniata sulla centralità dell'Eucarestia, l'impegno nella preghiera e la devozione alla Madonna, è trasferita, senza coercizioni o plagio, in un gran numero di ragazzi e giovani incidendo concretamente sulla loro crescita umana e formazione cristiana alla vita. Don Eugenio, con la sua parola priva di dissertazioni letterarie e dettata dal cuore, passa nei giovani la certezza di Dio; la sua catechesi fa apprezzare la bellezza della verità cristiana e la fierezza di professarla. Il suo parlare in modo spontaneo e naturale affascina bambini e adulti, e trasforma in preghiera, con esempi memorabili, i racconti di vita quotidiana. Introduce i giovani alla vita adulta insegnando loro che la vita cristiana non deve chiudersi in un intimismo spirituale ma deve invece aprirsi ad una quotidianità vissuta nella famiglia, nella scuola, nel lavoro negli impegni sociali e umanitari, nella politica, e perché no... anche nello svago e nel divertimento. Ogni sabato pomeriggio, ad ogni costo, è presente nel confessionale sia perché lo sente un dovere del suo ministero ma soprattutto perché non si interrompa il filo conduttore della direzione spirituale che lo lega ai ragazzi ai quali, attraverso la Confessione indica grandi mete. Attento alle aspirazioni ed esigenze del mondo giovanile, fin dagli inizi del suo ministero don Eugenio organizza in oratorio numerose attività ricreative, finalizzate al divertimento collettivo, svolte con il coinvolgimento di gruppi di ragazzi e giovani. Oltre ai tanti giochi che vengono organizzati, le attività di calcio, pallacanestro, ping-pong e filodrammatica si cimentano in gare, tornei e spettacoli anche molto impegnativi. E numerose sono le gite, verso belle e piacevoli mete, che vedono la partecipazione anche di oltre seicento bambini e giovani. E Don Eugenio, quasi sempre imbattibile, è capace in tutto: insegna a recitare e cantare, a giocare a calcio, pallacanestro e ping-pong, con le carte (...a volte bara!) a briscola, scopa e tressette, a dama e scacchi, al biliardo...; con le carte poi combina giochi di prestigio che lasciano letteralmente a bocca aperta. E anche con questo suo lato spettacolare conquista l'affetto incondizionato dei suoi ragazzi. Negli anni dell'"era fascista", la formazione e la personalità di don Eugenio non permettono alla dottrina dittatoriale di plagiare la gioventù del Patronato nel quale è educata a ben altri e più nobili ideali. La guerra '40-'45 vede sotto le armi quasi centoventi giovani del patronato con i quali don Eugenio si mantiene in contatto, per quanto possibile, per corrispondenza; così come è vicino alle famiglie dei suoi ragazzi caduti o dispersi; diciassette giovani non fanno ritorno e a loro perenne ricordo fa fondere, per l'oratorio, una campana con i loro nomi. Per salvaguardare dai bombardamenti i bambini delle famiglie che non possono sfollare da Milano, don Eugenio si assume la grave responsabilità di trasferire a Serina, in una casa di sfollamento che appronta allo scolpo, ben cento-quaranta alunni dell'oratorio. Nel dopoguerra, con grande spirito d'iniziativa ricompatta la famiglia del Patronato e rianima, intensificandole, tutte le attività. Per i bambini dai sei ai dodici anni, a Branzi in Valle Brembana, attrezza una casa che dal 1946 al 1954 ospiterà fino a duecentocinquanta bambini per stagione. Nel 1948, fidando nella Provvidenza, della quale per numerosi ragazzi e famiglie è stato spesso interprete con mano generosa, e contraendo pesanti debiti ricostruisce, ampliandolo, il Pensionato completamente distrutto dai bombardamenti. Sempre nel 1948, con altri debiti, ai 2652 m del Passo di Gavia realizza la sua impresa più ardita e impegnativa: la Casa di alta montagna nella quale assicura ai suoi ragazzi, negli anni della formazione del carattere, serene vacanze accompagnate a preziose esperienze di vita. E nel 1953, ricevendo in donazione una magnifica villa con parco, da vita a Marina di Massa ad una colonia per bambini dai sei ai tredici anni. Durante le vacanze estive, per i ragazzi che restano in città, l'oratorio è aperto tutti i giorni: la strada non li deve conquistare!; ed anche il giorno di Ferragosto don Eugenio, che non ha mai goduto un periodo personale di vacanza, è presente per loro in oratorio. Nel 1961, su richiesta del Cav. del Lavoro G. Borghi e l'approvazione di S. Em. il Card. Montini, don Eugenio assume l'onere e la responsabilità di avviare e condurre, in provincia di Varese, il convitto per i giovani lavoratori della IGNIS: lasciato sul posto don Renzo Cavallini per quasi dodici anni don Eugenio resta solo a sopportare l'onere della conduzione del Patronato. E nel 1973, a quasi settant'anni, don Eugenio diventa protagonista di un'altra impresa che lo tormenterà a lungo: chiuso l'oratorio femminile gestito dalle Suore in via Confalonieri, le ragazze del quartiere restano senza assistenza spirituale e senza un ambiente nel quale ritrovarsi. La ricerca di una soluzione al problema, che spetterebbe alla Parrocchia o ad altre autorità ecclesiastiche, don Eugenio la vive come una responsabilità personale e per oltre tre anni spende ogni sua energia ben oltre la consumazione fisica. Nell'ottobre del 1976 si presenta un'occasione: poiché è messa in vendita la casa al civico 29 di via Sebenico, che si trova adiacente alla chiesa, ritiene che il suo acquisto possa risultare un primo passo per la realizzazione dell'oratorio femminile. Purtroppo non ha soldi!; scrive allora a un gruppo di ex allievi chiedendo, entro venti giorni, un prestito di venticinque milioni di lire. "... un passo simile l'ho fatto perché è una situazione che mi tortura - Sai che un padre ha sempre l'orgoglio di non cercare nulla ai suoi figli! Ho dovuto mettere da parte questo orgoglio!...la salvezza di ben settecento fanciulle mi ha inchiodato sulla breccia...". La Provvidenza viene ancora in aiuto al Patronato e don Eugenio, ricevuta dai suoi ex allievi la somma necessaria, versa l'acconto richiesto per l'acquisto dell'immobile quale "prima pietra" dell'oratorio femminile. Sollevato dal tormento che lo tortura, già pensa come sistemare razionalmente lo stabile per renderlo funzionale allo scopo quando, il 29 Gennaio 1977, lo raggiunge la morte improvvisa. Nell'Ottobre 1977, con l'inizio dell'anno scolastico, nella sede di via Sebenico 29 nasce però finalmente l'oratorio femminile del Patronato Sant'Antonio. Alla morte di don Eugenio S.E. il Card. Colombo, scrive alla Direzione del Patronato: "... don Eugenio ebbe un cuore che non invecchiava: così per quasi cinquant'anni ha potuto essere, tutto e solo, assistente di oratorio, di quel tipo speciale di oratorio che è il patronato Sant'Antonio. Sempre creativo, sempre vibrante, sempre esigente, egli conquistava i giovani donando loro grandi speranze e incrollabili certezze... Abbiamo bisogno di sacerdoti come don Eugenio, che raccolgono e sviluppano la sua opera educativa".
Nel Novembre 1968, celebrando il 40° di sacerdozio, e all'indomani della morte del padre, Don Eugenio scriveva agli allievi dell'Oratorio:
"...permettete che, dopo aver offerto per voi al Signore quarant'anni di energie, fatiche, speranze, offra anche gli affetti più sacri perché, privato anche di questi, possa dire di appartenere soltanto e completamente a voi coll'aiuto dì Dio faccio anche questo perché, a vostra volta, voi apparteniate a me".

Isola-Milano-anni-30
Una vita per il quartiere

Nel 1909 il Patronato Sant'Antonio inizia la sua attività nella sede di via Borsieri, cuore del quartiere "Isola Garibaldi" del quale i questionali delle visite Pastorali compiute, nel 1903 e 1915, dal Beato Card. Ferrari denunciano: ".../ costumi generali del popolo, piuttosto buoni, si facevano cattivi tra i giovani e in molti vi era indifferenza per la religione ...e i genitori avevano pochissima diligenza nell'educare cristianamente la prole".
Il 29 novembre 1925 l'Arcivescovo di Milano S. Em. Eugenio Card. Tosi benedice la chiesa dell'oratorio, che il patronato apre anche alla popolazione del quartiere. Per l'occasione il Rev. don A. Lattuada, Preposto Parroco di S. Maria alla Fontana nel territorio della quale si trova il patronato, scrive alla direzione dell'Istituzione: "...ricordo come ringraziai il Signore, allorché l'indimenticabile Sig. Persico venne a dirmi che da via Lario avrebbe trasferito l'oratorio in via Borsieri. Deve osservarsi che il denso della nostra Parrocchia trovasi appunto in quella che noi chiamiamo "Isola Garibaldi" e che questa era sprovvista di ogni assistenza spirituale... si, altamente lo dichiaro, per me si è compiuto un voto; l'istituzione del Patronato e la chiesa che vi è annessa sono, più che una promessa, una garanzia del bene incalcolabile per la vita spirituale della nostra Isola Garibaldi".
Nel 1910, appena avviata l'attività del Patronato in via Borsieri, Eugenio Bussa, bambino di sei anni nato e abitante nella vicinissima via Confalonieri, inizia a frequentarne l'oratorio nel quale si rivela la sua vocazione al sacerdozio.
Ordinato il 2 Giugno 1928, don Eugenio è nominato vice direttore del patronato il 28 ottobre successivo, quindi direttore dal 1937 al 29 Gennaio 1977, giorno della sua morte. Nei quarantanove anni di sacerdozio vissuti al Patronato don Eugenio, principalmente ed essenzialmente prete di oratorio, si adopera intensamente anche nel garantire al quartiere le auspicate "assistenza e vita spirituali". L'oratorio, aperto e attivo tutti i giorni dell'anno, garantisce a centinaia di genitori (... ho sempre avuto presente la percezione esatta della terribile responsabilità assunta nel ricevere i vostri figli...) un luogo di sicura assistenza, di educazione e formazione cristiana e civica per i numerosi ragazzi e giovani del quartiere attraverso i ragazzi e giovani raggiunge numerosissime famiglie avvicinandole sempre più alla Fede e alla Chiesa fino a formare nel tempo una grande famiglia, vera e consistente Comunità, che renderà pastoralmente possibile la costituzione di una nuova Parrocchia che però, per la sua morte improvvisa, non potrà vedere realizzata. Uomo di Chiesa, Sacerdote di profonda Fede, invita costantemente alla preghiera, ad accostarsi ai Sacramenti e trasmette i valori del Vangelo ai fedeli del quartiere assumendosi l'onere della predicazione durante la celebrazione di tutte le S. Messe festive (arrivate fino a cinque) e delle due S. Messe feriali. Particolarmente devoto alla Madonna, ne diffonde ampiamente il culto specialmente nella predicazione del mese di maggio. Ma don Eugenio è anche uomo esperto conoscitore del mondo in cui vive, e quindi dei problemi umani connessi. Per questo con fiduciosa speranza numerose persone si rivolgono a lui, per consiglio e più spesso per bisogno di un aiuto, che senza distinzione alcuna è sempre disponibile per tutti e per tutto, fino a farsi carico personalmente delle più tristi o preoccupanti situazioni personali o familiari che gli vengono confidate. La difesa dei deboli e l'aiuto ai bisognosi sono la sua bandiera. La riservatezza di Don Eugenio non permette però di conoscere a fondo questa sua generosa disponibilità. Solamente per ammissione diretta di persone aiutate si sono potute conoscere, sicuramente in minima parte, particolari fatti e situazioni che lo hanno coinvolto e reso interprete della vera Carità. Prete in nessun momento della sua vita estraneo al suo Sacerdozio, testimone di vita cristiana con l'esempio, valido ed attivo educatore nonché premuroso padre putativo, sensibile alle problematiche del quartiere e vicino a tutti con la parola e l'aiuto incondizionato, don Eugenio è stimato e rispettato da tutti: anche da chi segue ideologie o correnti di pensiero lontane o anche contrarie alla Fede e alla Chiesa. E nel trascorrere degli anni, con il suo carisma e il suo apostolato, diventa il vero punto di riferimento dell'intero quartiere. Una prova, tra le più significative, di cosa e quanto rappresenti don Eugenio per l'Isola, si manifesta nel Novembre 1944 quando a seguito del suo arresto da parte dei fascisti della brigata Muti la gente scende per le strade a protestare. E la stima, la riconoscenza e l'affetto della popolazione del quartiere è ancora ampiamente testimoniata, alla sua morte, dalle migliaia di persone che rendono omaggio alla sua salma e successivamente fanno ala al percorso del funerale. Ritenuto logico e naturale che la salma di don Eugenio riposasse nella chiesa del suo oratorio e tra la gente dell'Isola, gli abitanti del quartiere condividono con la direzione del Patronato la causa per la traslazione della salma dal cimitero di Musocco (dove alla morte era stata inumata) e sepoltura privilegiata nella chiesa dedicata al Sacro Volto. L'evento, che si realizza con grande partecipazione di fedeli la domenica delle Palme 12 aprile 1981, assume un grande significato di riconoscenza ed affetto verso don Eugenio che con un'esistenza totalmente trascorsa nel suo quartiere ha speso una vita intera, con un esemplare Sacerdozio, "per il bene del suo quartiere", difendendo i più deboli, favorendo i più umili e poveri e soprattutto educando cristianamente e civicamente i suoi ragazzi e giovani. E ancora oggi a cento anni dalla sua nascita, e quasi ventotto dalla sua morte, ne facciamo memoria e lo ringraziamo per il suo straordinario apostolato con la gratitudine e l'affetto dì sempre.

La vita e le opere di don Eugenio Bussa

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